domenica 6 luglio 2014

MANGA & CALCIO



Potrà apparire strano, ma tra i Paesi nei quali i fumetti dedicati al calcio sono maggiormente fiorenti spicca il Giappone. Nonostante la giovane età calcistica del Paese del Sol Levante, fattosi notare a livello internazionale solo negli ultimi dieci anni, il calcio si guadagna un posto di prestigio nei manga (così sono chiamati i fumetti) sin dagli anni Sessanta. Le serie giapponesi, inoltre, vantano alcune caratteristiche peculiari frutto di una cultura e di stereotipi grafici molto diversi da quelli occidentali. I protagonisti dei manga sono tesi con tutto il proprio essere verso il raggiungimento della vittoria, talvolta sottoponendosi a prove di incredibile difficoltà, ad allenamenti durissimi, giungendo addirittura a sfidare la morte pur di vincere un confronto che è essenzialmente con sé stessi prima che con gli avversari. Tali presupposti trovano ovviamente sfogo anche nelle soluzioni grafiche, e i calciatori sfoggiano esagerate espressioni drammatiche di sforzo, gioia o dolore, mentre il pallone si muove con effetti stravaganti, velocissimi, si deforma e cambia traiettoria in barba alle leggi della fisica. Tra gli "effetti speciali" a cui ricorrono gli abili mangaka (autori di fumetti) per conferire velocità alle azioni vi sono le linee cinetiche, in genere fittissime e tra loro parallele, che accompagnano un movimento.
Tra i primi manga calcistici vi è Kutabare! Namidakun ("Fuck You! Namida"), serie creata nel 1969 da Isami Ishii che alterna le vicissitudini calcistiche all’introspezione psicologica del protagonista, Jun Kamazaki. Del 1970 è invece Akakichi no eleven ("Eleven of Red Blood") di Ikki Kajiwara e Mitsuyoshi Sonoda, nella quale i personaggi si sottopongo ad allenamenti massacranti e le esagerazioni sono all’ordine del giorno.
Nel 1981 arriva il manga calcistico più famoso a livello locale e internazionale, serializzato sul popolarissimo settimanale Shonen Jump. Captain Tsubasa (“Capitan Tuono”), di Yoichi Takahashi, è incentrato sul giovanissimo Tsubasa Oozora, che da poco trasferitosi in una nuova città non si separa mai dall’amato pallone, calciando il quale corre su e giù per le strade del paese. 
Il manga ottiene un immenso successo, i numerosi episodi realizzati in otto anni vengono raccolti in trentasette volumi ma il pubblico chiede nuove storie del personaggio, così nel 1993 Takahashi torna a narrarne le gesta e non si ferma più, dando vita fino ai nostri giorni a una ventina di titoli tra serie e one shot. Nel 1983 il fumetto viene trasformato in cartone animato e nel 2013 gli viene persino dedicata una statua di bronzo, collocata in un parco della cittadina di Katsuhika, luogo natale di suo “papà” Takahashi.
Capitan Tsubasa, la cui popolarità cresce di pari passo con la competitività della vera nazionale di calcio giapponese, apre così la strada a molti altri titoli. Serie come Red Card, Fantasista, Angel Voice, Magico, Inazuma Eleven affollano il vasto mercato del fumetto nipponico, attirando l’attenzione di un pubblico di tutte le età.
Tra i manga più recenti e popolari spicca Giant Killing, creato nel 2007 da Masaya Tsunamoto (testi) e Tsujitomo (disegni). Sulle sue pagine il vero protagonista è l’allenatore Takeshi Tatsumi, teso con tutte le proprie forze a realizzare quello che chiama “giant killing”, ovvero una squadra debole che sconfigge una forte. Per questo accetta di allenare l’East Tokyo United, che si trova nella parte bassa della classifica, e per raggiungere il proprio obiettivo non esita a utilizzare schemi azzardati e ad applicare metodi d’allenamento inusuali ma, a quanto pare, efficaci.  



Immagini: Akakichi no eleven e Angel Voice.
©degli aventi diritto

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