mercoledì 30 luglio 2014

W LA FRANCE!


Grande rivale dell’Italia sui campi di gioco è sempre stata la Francia, che ancora oggi non ha digerito la sconfitta ai rigori nella finale dei campionati del mondo del 2006. Così, i cugini d’oltralpe lanciano il guanto della sfida anche nel mondo della narrazione grazie alla bande déssinée (o bédé, come sono chiamati i fumetti) di indubbio valore. 
Raymond Reding è un disegnatore specializzato nel fumetto sportivo che nel 1963 decide di narrare le imprese di un centravanti, Vincent Larcher, che gioca nella nazionale francese. Caratteristica curiosa della serie è che mescola lo sport col fantastico, introducendo nelle storie di Larcher un gigantesco campione-mutante, vittima di esperimenti scientifici e manipolato geneticamente. Il vero successo di pubblico, però, arriva nel 1979, con una nuova serie incentrata sulle avventure del giocatore di football Eric Castel. Eric è un giovane atletico e con il volto incorniciato dai capelli precocemente bianchi, un calciatore che gioca nel Barcellona, ma che non disdegna di insegnare il football ai ragazzi dei quartieri poveri della città catalana. Inoltre, incontra veri giocatori, corteggia belle donne, combatte pericolosi delinquenti. Per entrambe le serie, Reding abbraccia uno stile grafico definito ligne claire (linea chiara), che si contraddistingue per la “chiarezza” del tratto, cioè per l’assenza di tratteggio e di chiaroscuro, ma anche per la rigorosa verosimiglianza degli ambienti, dei paesaggi e degli oggetti che figurano nelle loro storie. 
Chi, invece, desiderasse leggere una storia più recente può approfittare della bella graphic novel di Baru dal titolo Fais péter les basses Bruno (Fai partire i bassi, Bruno, del 2010) nella quale le peripezie di un giovane talento africano, approdato in Francia per cercare fortuna col calcio, si intersecano con quelle di un gruppo di criminali.


giovedì 17 luglio 2014

CALCIO ITALIANO


Al contrario di Gran Bretagna e Giappone (vedi post precedenti), l’Italia non ha mai avuto serie a fumetti di lunga durata incentrate sul calcio. Ma essendo tale sport fortemente radicato all’interno della società, il calcio fa spessissimo capolino nelle riviste di fumetti, a volte con risultati originali. Se si indica nel 1893 l’anno di nascita della prima squadra di calcio italiana, il Genoa, i primi fumetti arrivano nel 1947 quando viene creata da Tristano Torelli ai testi e Paolo Piffarerio ai disegni la serie Meazza, dedicata all’omonimo campione. Episodi autoconclusivi di otto tavole l’uno, che rievocano le partite della Nazionale nella quale Meazza è una star. La struttura delle storie è semplice e anche un po’ ripetitiva: cappello introduttivo di costume sulla nazione in cui gli azzurri hanno giocato, preparazione della gara, partita. Il risultato è comunque emozionante e tra le varie sfide spicca quella tra Italia e Ungheria, vinta dalla prima per cinque a zero con tre gol proprio di Meazza. I disegni di Piffarerio piacciono, viene così chiamato a realizzare illustrazioni anche per Goal!, un settimanale del quotidiano Gazzetta dello Sport, a cui collabora anche Franco Plaudetti disegnando le partite del campionato 1949-1950. Il rapporto tra calcio reale e fumetti resta saldo in Italia almeno fino a gli anni Ottanta, con autori impegnati a portare sulla carta i momenti più importanti di quello nazionale e internazionale. Paolo Ongaro scrive e disegna Azzurri, la storia della nazionale italiana di calcio dalle origine fino ai primi anni Novanta, illustrandone i momenti di trionfo come le sconfitte e i periodi bui. Sul settimanale Il Monello, invece, il fumettista e illustratore Walter Molino dipinge copertine di straordinario realismo. 
Ma in Italia il calcio si guadagna importanti spazi anche sulle pubblicazioni della Disney. All’estero pochi sanno che il 90% della produzione a fumetti della Disney viene realizzata proprio in Italia, e più precisamente nella redazione di Milano, e che il calcio è da lungo tempo uno degli argomenti preferiti. Già nel 1974 Romano Scarpa realizza un’interessante storia, Paperino ai Mondiali di calcio, nella quale Paperino e Company rievocano la nascita del gioco del calcio immaginandosi una partita immersa in atmosfere tenebrose, alla Halloween, dove i palloni sono zucche e nei match mettono il loro zampino anche delle streghe. 
In seguito le avventure calcistiche di paperi e topi acquisisco una maggiore aderenza alla realtà e il settimanale Topolino (il più popolare magazine Disney in Italia) ospita spesso copertine e fumetti che strizzano l’occhio a veri calciatori. Come quella nella quale Pippo appare a torso nudo imitando l’astro nascente Mario Balotelli. Non solo, in occasioni di campionati Europei e Mondiali, Disney Italia sforna speciali e raccolte tutte incentrate sul calcio, per la gioia di lettori e tifosi. 
Vanno segnalate anche alcune interessanti graphic novel che riescono a sottolineare come il calcio in Italia faccia ormai parte organica del tessuto sociale e dell’immaginario collettivo, storie che hanno talvolta il sapore amaro della denuncia talvolta quello agrodolce dell’amarcord. Come Morti di Sonno di Davide Reviati, che nel 2009 racconta le imprese di un gruppo di ragazzini appassionati di calcio in una cittadina all’ombra di una fabbrica che inquina l’ambiente e distrugge le vite degli adulti. O 15 Agosto, di Germano Massenzio, tutta giocata sulle emozioni suscitate da un pallone nel caldo estivo.


mercoledì 9 luglio 2014

LINUSoccer


La cover di Linus dedicata al calcio. I Peanuts essendo americani non praticano molto tale sport, tuttavia qualche calcio al pallone l'hanno tirato. Magari ne parliamo prossimamente…

MOSTRA: CALCIO & COMICS


domenica 6 luglio 2014

MANGA & CALCIO



Potrà apparire strano, ma tra i Paesi nei quali i fumetti dedicati al calcio sono maggiormente fiorenti spicca il Giappone. Nonostante la giovane età calcistica del Paese del Sol Levante, fattosi notare a livello internazionale solo negli ultimi dieci anni, il calcio si guadagna un posto di prestigio nei manga (così sono chiamati i fumetti) sin dagli anni Sessanta. Le serie giapponesi, inoltre, vantano alcune caratteristiche peculiari frutto di una cultura e di stereotipi grafici molto diversi da quelli occidentali. I protagonisti dei manga sono tesi con tutto il proprio essere verso il raggiungimento della vittoria, talvolta sottoponendosi a prove di incredibile difficoltà, ad allenamenti durissimi, giungendo addirittura a sfidare la morte pur di vincere un confronto che è essenzialmente con sé stessi prima che con gli avversari. Tali presupposti trovano ovviamente sfogo anche nelle soluzioni grafiche, e i calciatori sfoggiano esagerate espressioni drammatiche di sforzo, gioia o dolore, mentre il pallone si muove con effetti stravaganti, velocissimi, si deforma e cambia traiettoria in barba alle leggi della fisica. Tra gli "effetti speciali" a cui ricorrono gli abili mangaka (autori di fumetti) per conferire velocità alle azioni vi sono le linee cinetiche, in genere fittissime e tra loro parallele, che accompagnano un movimento.
Tra i primi manga calcistici vi è Kutabare! Namidakun ("Fuck You! Namida"), serie creata nel 1969 da Isami Ishii che alterna le vicissitudini calcistiche all’introspezione psicologica del protagonista, Jun Kamazaki. Del 1970 è invece Akakichi no eleven ("Eleven of Red Blood") di Ikki Kajiwara e Mitsuyoshi Sonoda, nella quale i personaggi si sottopongo ad allenamenti massacranti e le esagerazioni sono all’ordine del giorno.
Nel 1981 arriva il manga calcistico più famoso a livello locale e internazionale, serializzato sul popolarissimo settimanale Shonen Jump. Captain Tsubasa (“Capitan Tuono”), di Yoichi Takahashi, è incentrato sul giovanissimo Tsubasa Oozora, che da poco trasferitosi in una nuova città non si separa mai dall’amato pallone, calciando il quale corre su e giù per le strade del paese. 
Il manga ottiene un immenso successo, i numerosi episodi realizzati in otto anni vengono raccolti in trentasette volumi ma il pubblico chiede nuove storie del personaggio, così nel 1993 Takahashi torna a narrarne le gesta e non si ferma più, dando vita fino ai nostri giorni a una ventina di titoli tra serie e one shot. Nel 1983 il fumetto viene trasformato in cartone animato e nel 2013 gli viene persino dedicata una statua di bronzo, collocata in un parco della cittadina di Katsuhika, luogo natale di suo “papà” Takahashi.
Capitan Tsubasa, la cui popolarità cresce di pari passo con la competitività della vera nazionale di calcio giapponese, apre così la strada a molti altri titoli. Serie come Red Card, Fantasista, Angel Voice, Magico, Inazuma Eleven affollano il vasto mercato del fumetto nipponico, attirando l’attenzione di un pubblico di tutte le età.
Tra i manga più recenti e popolari spicca Giant Killing, creato nel 2007 da Masaya Tsunamoto (testi) e Tsujitomo (disegni). Sulle sue pagine il vero protagonista è l’allenatore Takeshi Tatsumi, teso con tutte le proprie forze a realizzare quello che chiama “giant killing”, ovvero una squadra debole che sconfigge una forte. Per questo accetta di allenare l’East Tokyo United, che si trova nella parte bassa della classifica, e per raggiungere il proprio obiettivo non esita a utilizzare schemi azzardati e ad applicare metodi d’allenamento inusuali ma, a quanto pare, efficaci.  



Immagini: Akakichi no eleven e Angel Voice.
©degli aventi diritto

mercoledì 2 luglio 2014

CAPTAIN TSUBASA



Tsubasa Oozora è un ragazzino dalla grande passione per il football europeo. All'età di undici anni si trasferisce con tutta la famiglia in un'altra città, dove incontra Genzo, abilissimo portiere destinato a diventare suo avversario. I due infatti militano in squadre diverse e Tsubasa riesce dove nessuno è mai riuscito prima: scarta l’intera difesa avversaria e segna un gol proprio a Genzo. La rivalità tra i due cresce, ma anche la stima. In seguito si ritrovano nello stesso team e cominciano un percorso sportivo che li porta a imprese sportive sempre più memorabili.
Punto di forza del manga sono partite di calcio ricche di quegli eccessi agonistici tipici dei manga e degli anime sportivi, con azioni incredibili, un tripudio di linee cinetiche e prodigiosi quanto improbabili gesti atletici. Il manga dà vita a svariati sequel e a diversi anime. Particolarmente popolare è la prima serie animata, nota in Italia anche col titolo Holly e Benji, due fuoriclasse.

©Yoichi Takahashi/Shueisha, Inc.

LA SCHEDA
Titolo originale: Captain Tsubasa
Autore: Yoichi Takahashi
Numero di volumi: 37
Data di pubblicazione in Giappone: 1981
Data di pubblicazione in Italia: 1998

martedì 1 luglio 2014

CALCIO ESTIVO



Che cos’è  un’emozione? È uno stato mentale e fisiologico, un processo interno provocato da un evento esterno, o dal ricordo dello stesso. Uno dei principali scopi della narrativa, disegnata e non, è provocare emozioni o ridestare emozioni già vissute. Un’opera che riesca a suscitare un sorriso, una lacrima, paura piuttosto che entusiasmo, è in fin dei conti una buona opera, perché in grado di smuovere nel profondo il suo lettore (ma anche lo spettatore, visto che il discorso vale anche per cinema e televisione). “Innanzi tutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione”, diceva Paul Gaugin, e in effetti l’aspetto istintivo viene prima di quello razionale, dato che anche un dipinto, una scultura, un semplice oggetto può fornirci emozioni a prima vista, prima ancora che si riesca razionalmente a comprenderne il motivo. Grande suscitatore di emozioni è lo sport, visto o praticato, portatore di gioie e dolori. Serbatoi di emozioni sono luoghi e date, che portano con sé, odori, sapori, ricordi, persino pezzi di tradizione e cultura. Per cui la data del 25 dicembre, per esempio, viene percepita in modo totalmente differente da un italiano (per cui rappresenta la festività più importante dell’anno), piuttosto che da un turco (che non celebra il Natale).
“15 agosto”, di Germano Massenzio, è un concentrato di emozioni, che si sviluppano partendo da elementi forti, catalizzatori di ricordi e sensazioni. Già il titolo è emblematico, citando una data cardine del calendario italiano: il giorno clou dell’estate, la festività dedicata all’ozio, alla montagna piuttosto che al mare, il simbolo stesso del riposo inteso come distacco dal lavoro. A questo Massenzio aggiunge lo sport, quello più vero, fatto da ragazzi intenti a prendere a calci un pallone in una piazza romana, piuttosto che da altri giovani impegnati in una partitella di pallavolo sul bagnasciuga di una spiaggia. La narrazione quindi si sdoppia, procedendo su due binari che condividono, oltre alla già citata data, il pallone. Non un pallone qualunque, ma un Super Santos, un modello economico di pallone in gomma estremamente popolare negli anni Sessanta (anche a  causa del suo basso prezzo), che troverà un rivale solo negli anni Settanta nel più leggero ed economico Super Tele, sempre della ditta italiana Mondo. Un binomio, quello del 15 agosto e del Super Santos, in grado di suscitare nel lettore, quantomeno in quello italiano, un turbinio di emozioni, per rafforzare le quali Massenzio sceglie di eliminare le parole. Nel silenzio i tempi si allungano, l’aria si fa più rarefatta, i gesti si amplificano. Anche la scelta cromatica è finalizzata a tale scopo. Un bianco e nero arricchito da una mezzatinta poetica, grazie al quale i bianchi accecanti ricreano il sole agostino mentre i neri formano ombre che si allungano col passare delle ore. Tutto è ridotto all’essenziale, pochi sfondi, pochi oggetti, persino poche linee a delimitare le vignette e a strutturare la pagina. Lo spazio si dilata, insomma, come il tempo di quella interminabile giornata che, tuttavia, prima o poi deve pur giungere al termine. Ma il 15 agosto finisce veramente? Oppure semplicemente si assopisce, finisce nella scatola dei ricordi, e delle emozioni, per tornare un anno dopo? “15 agosto” è un fumetto semplice, molto breve (solo diciotto tavole), ma con un obiettivo ambizioso: catturare l’impalpabile e imprigionarlo tra le sue pagine sotto forma di disegni. E vi riesce, con molti limiti ma altrettanti pregi. Le sue tavole scorrono veloci sotto gli occhi, ma non si dimenticano presto. In appendice, qualche pagina di sketchbook arricchisce il volume di grande formato e dalla carta spessa, piacevole al tatto, svelando la cura nello studio delle inquadrature e delle tavole. Massenzio si considera più un disegnatore che uno sceneggiatore, eppure, più di tutto, sembra un narratore. Per questo ci piacerebbe vederlo al lavoro su un’opera più lunga e strutturata, ancora densa di emozioni ma anche di dialoghi e avvenimenti, che non sia fuggevole come un giorno d’estate ma lunga e complessa come un mese d’inverno.



Germano Massenzio
15 agosto
In Form of Art
pp. 28
euro 6,50

DEL PIERO & TSUBASA


Anche Alessandro Del Piero apprezza Captain Tsubasa (alias Holly & Benji).

FUMETTO INGLESE



Il calcio nasce in Inghilterra, con una fisionomia simile all’attuale comincia a essere giocato nel 1700 ma solo nel 1863 e dopo una lunga discussione ne vengono codificate le regole. È d’obbligo, quindi, che anche i primi fumetti a tema vedano la luce nella terra d’Albione. Il primo fumetto a tema calcistico mai realizzato al mondo è datato 1879. Quell’anno sulla pubblicazione settimanale The boys own paper, dedicata a un pubblico di giovanissimi, appare storia intitolata My first football match di Talbot Baines. Nel 1898 è il turno di The Big Budget, dove i giornalisti Airy Alf e Bouncing Billy riescono ad intervistare i giocatori dell’Aston Villa, rimediando pallonate a non finire. Nel 1907 tocca Gem e The Magnet, con le avventure rispettivamente di Rex Gallingham e Billy Bunter. Nel 1909 con l’aumento della popolarità del calcio nasce la pubblicazione The boys Realm Football Library, con ben due storie narranti le gesta della squadra dei Blue Crusaders. Nel 1919 nascono Young Britain e Boys Cinema, nel 1921 Adventure con foto originali dei calciatori dell’epoca e Boys Pictorial. E via dicendo, grazie a decine di titoli e magazine. Ma quello che è destinato a diventare il fumetto calcistico anglosassone più conosciuto e amato di sempre arriva nel 1954 per essere interrotto solo nel 1995, mentre continua a essere ristampato anche ai tempi d’oggi.  Si tratta di Roy of the Rovers, che narra le avventure sportive della immaginaria squadra del Melchester Rovers, capitanata da Roy Race. Il successo riscosso è subito clamoroso, sia tra i lettori più giovani che tra i più adulti portando ad un interesse sempre più crescente, sfociato in vero e proprio collezionismo. Roy ha il tipico fisico anglosassone, alto e biodo, e nel corso degli anni cambia più volte taglio di capelli e modello di divisa, adeguandosi ai tempi, ma le sua straordinarie doti di calciatore rimangono inalterate. Le storie, tuttavia, sono spesso semplicistiche.
Roy è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che, nel corso dei decenni vede fiorire decine e decine di personaggi pubblicati su riviste a fumetti come VictorChampValiant, ecc., nelle quali il calcio non è elemento esclusivo ma certamente molto importante. Altre, invece, sono dedite completamente a tale sport, come Score, che pubblica unicamente fumetti calcistici. Una serie particolarmente curiosa e degna di nota è You are the ref, creata dall’artista Paul Trevillion nel 1957. Come lascia intuire il titolo le strisce vertono su dei quiz per i lettori, relativi alle decisioni che prenderebbero in alcuni momenti del gioco, se dirigessero le gare che vengono narrate nelle pagine del fumetto.  La mescolanza tra realtà e finzione è tipica dei fumetti inglesi sul calcio, che talvolta si concentrano su personaggi immaginari, mentre altre volte si dedicano alle imprese di atleti e squadre realmente esistenti. In molti casi, inoltre, pubblicazioni come la già citata Score i fumetti convivono con reportage fotografici e articoli sul calcio inglese. Dal punto di vista grafico, le serie puntano al realismo, con un disegno solido e dettagliato. Anche se i protagonisti eccellono in prestanza fisica e doti tecniche, arrivando a prestazioni straordinarie, raramente le storie varcano il confine del credibile. Non mancano le serie umoristiche, anzi le strip, che spesso attraverso il sorriso aprono una finestra sul duro mondo del proletariato inglese che nel calcio, visto o giocato, cerca una via d’uscita da un’esistenza altrimenti squallida. Appartengono a tale categoria Andy Capp, di Reg Smythe, e Tommy Wack, di Hugh Morren. Disoccupato cronico il primo, operaio scansafatiche il secondo, alternano una vita fatta di monotonia e sbronze, con partitelle su campi di fango e serate trascorse nella sala scommesse. È probabilmente l’humus nel quale crescono gli hoolignas nella realtà, ma che nei fumetti si limita alla creazione di battute sagaci e characters divertenti. Il calcio non è l’argomento principale di queste due serie, che tuttavia ne sono intrise proprio come la società inglese.





Le immagini dall'alto in basso.
Roy of the Rovers in azione.
Copertina dell'annual della rivista Score.
Copertina dell'annual della rivista Victor.
Striscia di Andy Capp.
©degli aventi diritto