giovedì 2 giugno 2016

IL GIOCO (DA TAVOLO) PIÙ BELLO DEL MONDO


Spesso, gli oggetti non sono solo oggetti. È difficile spiegarlo a chi non lo “sente”, ma il più delle volte ciò che abbiamo costantemente sotto gli occhi, che utilizziamo quotidianamente, che acquistiamo, e di cui ci sbarazziamo talvolta con troppa facilità, nasconde ben più della sua apparenza, è fatto ben altro che di materia. Un oggetto è composto dall’intuizione di chi lo ha immaginato, dalla fatica di chi lo ha costruito, dalle doti di chi lo usato, dalla passione di chi lo ha conservato e tramandato. Una forchetta appare come un banale utensile sul tavolo di milioni di case, ma ci siamo mai domandati quale sia la sua storia? Chi l’ha inventata? Che cosa si utilizzava prima? Cosa usano al suo posto in altri Paesi? Quando qualcuno prova a rispondere a questi e a mille altri quesiti può nascerne una storia affascinante, persino avventurosa e misteriosa, che ospita al suo interno altre storie. È quello che accade in Biliardino, di Alessio Spataro, che parte da un semplice quesito, “quando è stato inventato il biliardino?”, per dare il via a un’avventura che attraversa quasi tutto il Novecento e mezzo mondo, dall’Europa alle Americhe. E, soprattutto, ben presto diventa la storia di un uomo più che di un oggetto e quell’uomo si chiama Alejandro Finisterre.

“Il mio vero nome è Alexandre Campos Ramirez e sono nato ottantasette anni fa a Finisterre. Fisterra, come diciamo noi galegos. Mio padre faceva il ciabattino, non so dove abbia trovato i soldi per farmi studiare in collegio a Madrid. Dopo il primo anno, restò senza lavoro. Così, per riuscire a pagare la retta, correggevo i compiti degli alunni più giovani. E nel tempo libero trasportavo mattoni nei cantieri. Nel novembre del ’36, a causa di un bombardamento, mi crollò un palazzo sulla testa. Passai alcuni mesi in un ospedale di Montserrat, insieme ad altri ragazzi feriti gravemente alle game. Morivamo dalla voglia di giocare a futbol, ma nemmeno riuscivamo a stare in piedi. Così, mi venne l’idea del futbolin. Esiste un tennis da tavolo, giusto? E perché mai non dovrebbe succedere lo stesso per il calcio? Feci i disegni e li diedi a un falegname. Dopo una settimana, già organizzavamo dei tornei. Dimesso dalla clinica, feci brevettare la mia invenzione, insieme a quella del voltapagine a pedali, che avevo ideato per un’amica pianista.” Così riassume in breve la prima parte della vita di Finisterre, nel racconto “Vietato Rullare” (all’interno dell’antologia Pezzi da 90: Storie Mondiali) Fernando Valera.

Evidentemente, la straordinaria vita dell’inventore del Futbolin (o, biliardino, o calcio balilla, se preferite) non era passata inosservata già in passato, via di mezzo tra romanzo avventuroso e passione sportiva, con iniezioni di attivismo politico. Già perché Dopo la guerra in Spagna, sorta di “prova generale” della Seconda Guerra Mondiale, che vede affrontarsi fascisti e antifascisti di tutto il modo e la vittoria dei primi, Finisterre fugge dalla dittatura di Franco per rifugiarsi in Francia prima e in Sudamerica poi. Durante la sua vita da esiliato incontra importanti personalità del tempo, da politici ad artisti, il filo della sua esistenza si intreccia con quello di molte altre, storie che incontrano altre storie all’interno della Storia con la esse maiuscola. È forse questo il solo limite del volume in questione, una ricchezza tale di personaggi/persone e di accadimenti/fatti storici che talvolta ci si smarrisce durante la lettura, travolti da una miriade di informazioni. Ma, fortunatamente, a fare da punto di riferimento riemerge, a più riprese, il biliardino, quel gioco che non è solo un gioco e che ha costellato tutta la vita del protagonista, che prima lo ha inventato, poi brevettato, poi ripudiato, poi di nuovo amato. Un tavolo con aste e piccoli giocatori che ha divertito, e diverte, milioni di persone in tutto il mondo. Un gioco che per Finisterre, e non solo per lui, è molto più di un gioco: è passione, è tattica, è disciplina, è creatività, è agonismo. Ed è anche il collante di tutta un’esistenza, quella, appunto, di Finisterre che Alessio Spataro indaga con la pazienza certosina di un documentarista e racconta col brio di un romanziere, anzi, di un fumettista. Con quel suo tratto bello e spesso, quelle tinte piatte da graphic designer, quelle vignette ordinate e sicure, ci fa appassionare alla storia del gioco come a quella dell’uomo che lo ha inventato, mentre attorno a loro il mondo cambia tra mille incertezze. Ma per noi giocatori troppo scarsi per i campi di calcio in erba, resta sempre la certezza del biliardino e dei suoi solidi omini. A proposito, lo sapevate che le due uniche mosse che non valgono nel biliardino sono la rullata (o girella) e il gancio (o passetto)? La prima consiste nel girare vorticosamente la manopola nella speranza di beccare prima o poi la pallina e farla schizzare via. Il secondo nel far passare la palla da un giocatore all’altro (sulla medesima stecca) e tirare senza prima farla sbattere sulla sponda. Ebbene, mentre troviamo la prima regola giustissima, la seconda ci appare inspiegabile e vige solo in Italia. È quindi tempo di abolirla e ci appelliamo a Spataro, ormai portavoce dei biliardinomani italiani, perché appoggi tali richiesta. Buona partita a tutti. 


  
Alessio Sparato
Biliardino
Bao Publishing
pp. 294
euro 21,00